"I miei dipinti per le Vittime” di Paola Naldi
Il drammatico attacco alle Torri Gemelle di New York dell’11 settembre 2001, evento che ha sconvolto gli equilibri politici mondiali, viene ricordatto alla Johns Hopkins University con una particolare mostra incentrata sulle opere dell’artista bolognese Andrea Benetti e di Lanfranco Di Rico.
Quattro opere realizzate dall’assemblaggio di diversi materiali (plastica, legno, carta, metallo, gessetti) collocate nell’atrio del centro studentesco.
“Ovviamente si tratta di un omaggio alle vittime – spiega Benetti – . Ma ci siamo sforzati di andare oltre, considerando anche il dolore degli amici e dei parenti e il dolore delle tante persone che, come me, sono sensibili a catastrofi come questa.
Sentimenti forti che hanno portato poi Benetti a condurre una ricerca documentaristica, base degli elaborati artistici: da una parte le opere a parete che evocano le torri e i nomi dei dispersi, dall’altra un video incastonato in una installazione scultorea di Benetti, Di Rico e Roversi.
“Sono un appassionato di storia contemporanea e su questo argomento ho raccolto oltre 360 documentari video e quasi 500 tra saggi e libri – prosegue ancora il pittore -.
I giorni successivi al disastro dell’11 settembre ho comperato quotidiani di diversi paesi ed ho raccolto le immagini televisive che hanno fatto il giro del mondo. Materiali che custodisco gelosamente, sottochiave, perché sono convinto che serviranno in futuro a leggere uno degli eventi apocalittici dei prossimi 100 anni”.
I racconti della stampa sono stati tradotti quindi in colori e segni, mentre il materiale televisivo è stato montato in un video che viene proiettato in “loop” per tutta la mostra.
Messaggio di pace di Andrea Benetti che nel presentare l’evento al Museo delle Genti di Pescara aveva sottolineato “ritengo che l’arte debba sempre offrire una risposta da contrapporre alla violenza e all’odio”, senza confini geografici.
“Non sono mai stato negli Stati Uniti, ma l’impatto con un dramma di queste proporzioni è stato grandissimo e per rappresentarlo ho abbandonato momentaneamente la ricerca pittorica che sto portando avanti da tempo”.
“Pittura neorupestre”, come viene definita dallo stesso Benetti, che parte dalla volontà di ri-azzerare il processo di evoluzione dell’arte, recuperando la pittura primigenia, quella dei segni ritrovati sulle pareti delle caverne, re-interpretati e ri-contestualizzati alla scena contemporanea.
“Ho iniziato quindici anni fa a dipingere ma lo facevo per diletto. Poi l’esigenza di fare arte è diventata primaria e oggi è diventata l’unica mia professione. Ho i miei sostenitori anche se non ho mai cercato di entrare nel giro delle gallerie bolognesi. Ma chissà forse, dopo questa mostra, le cose cambieranno”.
Paola Naldi |
Critica e storica dell’arte |
giornalista de’ La Repubblica |