"Dal catalogo del LXI Premio Michetti” di Carlo Fabrizio Carli
Il lavoro pittorico di Andrea Benetti parte dalla constatazione dell’infranta armonia, della primigenia e ormai interrotta integrazione, tra uomo e natura.
Sussisteva, certo, in antico, un timore panico nei confronti della Grande Madre; ma anche quando “la natura non rappresentava una minaccia, l’uomo la rispettava, con il rispetto che si deve ad una divinità”.
L’uomo moderno – scrive sempre l’artista – ha “distrutto un incantesimo e profanato la sacralità della natura e della vita”.
Questa diagnosi è oggi ampiamente condivisa, ma essa non deve restare puramente teorica, consegnata ad una disposizione astratta e inerte.
A cominciare dall’arte: è necessario, sostiene Benetti, recuperare le valenze linguistiche primigenie dell’operare estetico, in particolare dell’espressività rupestre.
Opere come Mulini a vento, Percorsi, Incontro fortunato (tutti 2009) – dipinti, che tuttavia, con i loro aggetti, attingono ad una pur ridotta tridimensionalità – intendono interpretare, nella vivace cromia e nella marcata scansione costruttiva, la sintesi formale e l’icasticità espressiva di quella primordiale per certi versi insuperata civiltà figurale.
Un’arte capace di “simbolicamente ripartire dalle proprie origini”, senza peraltro smarrire (né sarebbe, in fondo, d’altronde possibile) la coscienza di quanto è nel frattempo avvenuto.
Carlo Fabrizio Carli |
Critico e storico dell’arte |
Curatore del Premio Michetti |