"Portraits d'artistes” di Christian Parisot
L’intento di questa esposizione internazionale é quello di dare un senso più completo possibile alla fase del miroir, in diversi aspetti figurativi e astratti, interpretativi o fotografici, in cui l’artista rispecchia tutte le sue testimonianze e quelle dei suoi modelli reali o immaginari. Il furore delle immagini nel 2010 sembra aver preso forma in Cina, proprio di riflesso all’Europa, come se gli artisti cinesi avessero reinventato il ritratto fotografico con l’apporto delle tecniche contemporanee dell’acrilico e della proiezione dell’opera sulla tela emulsionata. Un intervento ibrido, ma funzionale alla riuscita di un volto emaciato, lunare ma dispettoso, in contrasto con quella tecnica dello sfumato, tardivamente applicata alle teorie delle ombre, alla maniera occidentale.
Qui è in gioco la propria esperienza personale, in tutti i sensi e attraverso tutti le concretizzazioni visive, e concettuali dei sogni. Caratteristiche che troviamo un po’ ovunque, ma che qui assumo il carattere di dedica, dove il riferimento di un mondo, comincia da Parigi. Sono esposte opere di approfondimento, con una scelta tutta giocata su immagini emblematiche, in funzione del momento, dell’epoca storica del ritratto. Come se si potesse identificare con una sola immagine l’appartenenza ad un epoca, ad un movimento o ad una tendenza. Sulle pareti le opere significative degli artisti che hanno metabolizzato la loro autonomia, la loro originalità, che non si limitano a offrire emozioni, ma aprono una finestra sul proprio inconscio. L’avvicinarsi della grande metamorfosi che aprirà la strada alla fotografia “d’arte”, è avvenuta ad un secolo di distanza dalla sua utilizzazione quotidiana. È la scelta di allontanarsi dalla pittura, attratti dalla tela emulsionata come “discorso per figure”, sembra commentare eloquentemente le immagini di tutti gli artisti.
Una ricchezza pervasa di mistero che risiede in ogni opera per l’attrazione e la suggestione che emanano volti, corpi e ritratti. Primo elemento di rottura con la tradizione della religione: l’immagine del redentore, del dio che si fa uomo, come per trasformare una metafora di legittimo impedimento alla riproduzione del corpo inteso come creazione divina. Siamo lontani dalle interdizioni, anzi potremmo dire che qui, in questa fase si pronunciano tutti i nomi degli dei, e gli si danno forma e colore. Quest’avventura è costata la vita a tanti artisti. Una constatazione che potrà apparire curiosa e fuori dal tempo per le giovani generazioni, ma se dovessimo tracciare una mappa degli stati totalitari dove l’immagine era censita, vietata e punita: la mappa del mondo si colorerebbe di nero.
Noi vogliamo colorarla di rosa e di speranza, con il tono della conoscenza, con il rumore della lingua che racconta la libertà con la poesia, con i colori che animano e istruiscono una girandola di corpi che si sporgono sull’universo con gioia, con quella fantasia che sembra far paura agli stati totalitari. Vogliamo con questa mostra aprire un orizzonte sul dialogo tra i corpi di tutte le culture.
Christian Parisot |
Presidente del Modigliani Institut |
Archives Lègales Paris-Rome |