"Andrea Benetti e l’opera dedicata a Karol Wojtyla” di Stefania Cassano
Presentare il Maestro Andrea Benetti a Bari, nella mia città, il luogo che ho da subito scelto come sede per allestire una sua mostra e far conoscere il messaggio endemico alle sue opere, è per me un grandissimo onore. Si realizza un sogno lungamente accarezzato, per cui ho appassionatamente lavorato per molti mesi. in un periodo storico – quello che stiamo vivendo – in cui per l’Arte e la Cultura in genere, ci sono solo tagli e poche risorse, in linea di massima, provenienti da privati; ed è per questo che, prima di ogni altra cosa, desidero ringraziare le aziende che hanno voluto sostenerci in questo meraviglioso percorso, prima fra tutte l’AMGAS di Bari, senza la quale non sarebbe stato possibile realizzare questa manifestazione artistico-culturale. Perché Andrea Benetti? Incredibilmente questo importante evento, vede la luce nello stesso giorno in cui interpellai il Maestro, proprio un anno fa, proponendomi per curare una sua mostra a Bari. Per una sorta di magico simbolismo, fu proprio l’opera acquisita nelle Collezioni del Vaticano (ricevuta da Papa Benedetto XVI il 28 novembre 2012), intitolata “Omaggio a Karol Wojtyla”, quella che mi “folgorò” con il suo incredibile impatto visivo ed emotivo. Guardando quell’opera ho visto, in un attimo, passare d’innanzi ai miei occhi, la storia della Cristianità. A mio giudizio, la Croce, in quell’opera, mantiene la forza di quel simbolo evocativo di Cristo; il simbolo tra i simboli, rimasto intatto nel significato della sua atroce origine, ma – incredibilmente – trasposto da Benetti in un tempio di colori, ad infrangerne il significato cupo e di dolore e tramutandolo in speranza, gioia e rinascita. Quella Croce risalta come tra gemme preziose di colori, quelli che io interpreto come i sentimenti positivi dell’umanità. Non a caso, una delle mie ultime definizioni del modo di essere di Benetti è stata pochi giorni fa: “sei il ponte più bello ed incredibile che ci possa essere fra l’antico ed il moderno”. In questi ultimi anni, l’operato artistico del Maestro ha tracciato potenti segni nel panorama del contemporaneo, elevando Andrea Benetti fra i pochi giovani e viventi, che possono meritare di esporre la loro arte accanto a quella di artisti del calibro di Andy Warhol, Amedeo Modigliani, Giorgio De Chirico, Keith Haring, Mario Schifano, Max Jacob, Carlo Corsi, Jules Pascin… (cosi com’è avvenuto nella mostra allestita a Roma, a Palazzo Taverna, nel novembre 2009). La purezza, la personalità, la trasposizione del racconto interiore della sua passione per le grotte e per la pittura rupestre, nata grazie ai viaggi che faceva da bambino con il nonno, in giro per il mondo, è divenuta sempre più incisiva, fino ad esplodere nelle sue opere. Oltre alle stilizzazioni pittoriche, di cui è maestro, la esprime anche nei disegni su carta di Montesanto (una carta da lui ideata), ove l’opera di Benetti pare quasi un’antica pergamena riemersa dai meandri della storia. Particolari anche le elaborazioni sulla tela, con tecniche da lui inventate, per rendere quest’ultima simile alla pietra, su cui dipingere i simboli inventati od elaborando quelli creati e recuperati dalla Preistoria, ad opera dell’uomo della pietra. È ormai famoso il suo “Manifesto dell’Arte Neorupestre”, che ha ideato e stilato nel 2006 e che, su invito del M.A.C.I.A. (Museo d’Arte Contemporanea Italiana in America), a cura di Gregorio Rossi, ha presentato alla 53. Biennale di Venezia, nel padiglione “Natura e Sogni”, presso l’università Ca’ Foscari. Numerose e prestigiose sono le mostre che lo hanno visto protagonista negli ultimi anni ed anche le acquisizioni da parte di importanti Istituzioni nazionali ed internazionali; ma non desidero riportare qui tutti gli importanti traguardi raggiunti dal Maestro, poiché è dell’operato artistico di cui preferisco scrivere. Magnifica la rapidità con cui le sue opere catturano l’attenzione di colui che ha la fortuna di osservarle; in ogni tema trattato egli magicamente mescola il simbolismo tipico dell’arte primigenia delle grotte, alle forme contemporanee, alle forme di ritualità, palesi o nascoste che siano, con la freddezza di oggetti comuni, che diverranno essi stessi, per le future generazioni, simboli interpretativi di questo nostro tempo. I soggetti prescelti dal pittore bolonese per le sue opere sono variegati e si alternano sulle tele con il suo personale codice stilistico, permeato di leggi mistiche, chiave sempre presente ed essenziale, senza la quale il mondo e l’operato dell’essere umano non potrebbero esistere. Come un antico shamano, Andrea Benetti incentra il suo messaggio sull’etica dell’uomo e sul rispetto che quest’ultimo deve avere per la Natura, con la quale deve integrarsi armonicamente. La stessa Natura che l’uomo preistorico cercava di ingraziarsi tramite probabili riti e, forse, anche grazie ai dipinti che creava sulle pareti rocciose delle grotte. Quel nostro progenitore non avrebbe mai immaginato che quei simboli, quelle pitture, sarebbero poi divenute fondamentali, poiché contenevano in sé tutte le principali correnti artistiche che si sarebbero manifestate e succedute nei millenni a venire e, soprattutto, dall’800 ai giorni nostri. Insomma, Andrea Benetti non è solo un artista, ma un eccezionale promulgatore di un importante messaggio etico ed ambientalista, in un momento di grande povertà morale ed intellettuale: uomo svegliati dal torpore del facile piacere effimero, quello che non lascia traccia, né presente, né futura. Torna alle origini dell’antico e rispettoso codice comportamentale verso quelle forze – natura e spirito – senza le quali non c’è la vera vita. Torna alle origini, al tempo in cui ogni attività era scandita dal rispetto per la Terra. L’arte di Andrea Benetti come medium di questo messaggio di amore e rispetto. Io ritengo che si possa facilmente comprendere perché la potenza con cui Andrea Benetti ed il suo operato artistico e culturale, contenuti nel “Manifesto dell’Arte Neorupestre”, mi abbiano rapita, spostando ogni altro progetto e divenendo un’essenziale “pietra miliare” da porre prima di ogni ulteriore passo. Così spero che possa accadere anche a voi, che guarderete e, sono certa, apprezzerete queste opere ed il messaggio che sprigionano; e ritengo che l’università sia la sede più appropriata per ospitare questo evento, sia per il ruolo di insegnamento, che per la tendenza ad instillare nelle coscienze dei giovani i profondi significati culturali, che concorrono alla corretta formazione degli studenti. Ringrazio per questo vivamente entrambi i Rettori dell’università di Bari, davvero “Magnifici”; e sono contenta di aver avuto la fortuna di conoscere entrambi, avendo presentato il progetto nel momento di “passaggio del testimone” dal professor Corrado Petrocelli, al professor Antonio Felice Uricchio, attuale Rettore dell’ateneo barese Aldo Moro. Voglio ringraziare anche il professor Donato Coppola – Archeologia della Preistoria / Paletnologia – preziosissimo interlocutore per la realizzazione del seminario sul “MANIFESTO DELL’ARTE NEORUPESTRE”. Ringrazio anche tutti coloro che mi hanno aiutato, all’interno e fuori dell’università, nel gestire un evento molto complesso. In particolare ringrazio l’area gestione delle attività di comunicazione (organizzazione mostre) e l’ufficio stampa dell’ateneo barese. Un ringraziamento di cuore a tutti coloro che, anche senza conoscermi, hanno apprezzato ed abbracciato la manifestazione artistica, rendendosi disponibili a sostenerla. Il grazie più grande, però, va al Maestro Andrea Benetti, una persona incredibile per la sua grandiosità, racchiusa in una semplicità ed umanità, che non potrò mai dimenticare.
Stefania Cassano |
Presidente dell’Associazione di promozione Culturale ed Artistica “AnimARSi” |